Momento di preghiera per coronavirus

Momento di preghiera per coronavirus  

«Venuta la sera» (Mc 4,35). Così inizia il Vangelo che abbiamo ascoltato. Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.

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Il custode di mio fratello

Il custode di mio fratello  

Proprio l’immagine della casa, insieme a quella del giardino e del suolo, ci aiuta a capire bene la connessione tra uomo e natura, di cui lui è coltivatore e custode. Dio affida all’essere umano una “casa”, il creato, formata da abitazione, orto e giardino. Consegnando alla sua creatura intelligente il resto delle creature, Dio non fa un rogito, non opera un passaggio di proprietà, ma semmai fa un comodato, assegnando un bene con il compito di utilizzarlo responsabilmente e restituirlo in buono stato. Ed e questa responsabilità a definire il compito umano della custodia della “casa”: responsabilità verso il padrone, verso la famiglia che la abita e la abiterà, verso la casa stessa, giardino e orto compresi. […]

Il legame tra il comportamento umano nei confronti dell’ambiente e nei confronti dei propri simili e evidente a chiunque non voglia chiudere gli occhi davanti alla realtà, ai dati e alle statistiche. È evidente, oggi più di qualche decennio fa, che il problema non è semplicemente tecnico, ma etico: si tratta di guadagnare non solo strumenti meno inquinanti, ma soprattutto comportamenti più responsabili. […]

Dove prevale la logica del consumo e del profitto, difficilmente si fa strada il senso della responsabilità verso gli altri popoli e le future generazioni. […]

Ma l’unico atteggiamento costruttivo, in questo come in tutti i campi del vivere civile, è quello di una concreta progettualità. Ciascuno, secondo le proprie competenze e capacita e secondo i propri ruoli, può e deve fare qualcosa per rendere più abitabile la nostra casa comune.

A cominciare da uno stile personale sobrio, sostenibile, sano. Tutto comincia sempre dalla conversione dei singoli: il mare è composto di tante gocce: “sono proprio io il custode di mio fratello”. La custodia verso l’altro e verso il creato, che diventa non solo rispetto ma vera e propria responsabilità, è uno stile globale, integrale: è impossibile custodire i fratelli abusando del creato o custodire il creato facendo violenza ai fratelli.

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Le parole di oggi sono fuoco e pietre

Le parole di oggi sono fuoco e pietre  

Oggi volano parole che rischiano di distruggere come un incendio, che rischiano di uccidere come una lapidazione. Sono le “parole ostili” che fanno di ogni erba un fascio, mirando a suscitare la rabbia repressa, ad ossigenare le paure ataviche, ad ingigantire i pericoli e ad identificare il nemico con il diverso. Sono le parole che rimbalzano di bocca in bocca e addossano a loro, ai migranti, la responsabilità di tutti i mali [...]

Ma il fuoco può anche purificare e le pietre possono costruire muri. Il fuoco purifica i cibi dai batteri e le pietre edificano i muri delle case. Purificare da chi? Difendersi da chi? Non certo dalle vittime, ma dai carnefici. 

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